mercoledì 23 dicembre 2015

FRUTTA SECCA: QUALE, QUANTA E PERCHE'!

Rubrica: Alimentazione e sport
Athlon Blog


La frutta secca è una categoria di alimenti che può essere suddivisa in due sottocategorie:
- Glucidica
- Lipidica


Nel primo caso annoveriamo soprattutto la frutta essiccata (albicocche, prugne secche, uva sultanina, datteri ecc) mentre nel secondo la frutta oleosa (noci, mandorle, macadamia, nocciole).
In entrambi i casi abbiamo alimenti molto “calorici” in quanto presentano pochissima acqua all’interno, quindi una maggiore densità di nutrienti in rapporto al peso.
Possiamo utilizzare la frutta essiccata invece di quella fresca?
Si, certo. Ma non sempre. L’essiccatura è un processo naturale che disidrata la frutta, quindi se già avete un carente apporto di liquidi (specie nei soggetti anziani) meglio la frutta fresca. I nutrienti vengono mantenuti praticamente inalterati. 
Le albicocche secche ad esempio contengono tutti i minerali e i caroteni del frutto fresco intero.

Passiamo alla frutta oleosa: i nutrienti più importanti contenuti sono i grassi. 
In molti casi alcuni di questi alimenti contengono ottime fonti di grassi mono insaturi e poli insaturi, addirittura le noci contengono acido alfa linoleico, un acido grasso omega-3, essenziale per l’organismo (il corpo non ne produce) e in discreta quantità anche rispetto al pesce azzurro. 
Le mandorle contengono magnesio e una buona percentuale di proteine (certo dal basso valore biologico, ma sono sempre proteine). 
Le nocciole contengono una discreta quantità di fitosteroli (in grado di aiutare a ridurre il colesterolo LDL). Gli arachidi in realtà sono legumi ma vengono inseriti con la frutta secca per via dei valori nutrizionali molto simili.

La frutta secca contiene anche acidi grassi omega-6, pertanto, a seconda dei soggetti può avere sia effetti antinfiammatori sia infiammatori. Possiede anche un alto contenuto di fibre, con una buona percentuale di fitati.
Il momento ideale per assumere la frutta secca è lontano dai pasti, anche se questo accorgimento non è indispensabile.
Per le quantità da assumere dipende da come è bilanciata la vostra alimentazione. 
Se avete bisogno di un aumento ponderale, integrare negli spuntini o nel pasto prima di andare a dormire una MODERATA quantità di frutta secca oleosa è un’idea ottima. 
Nel caso in cui dobbiate perdere peso, ridurre la quantità di carboidrati provenienti da cereali, in luogo di frutta essiccata e noci è una pratica intelligente. Occhio però, non hanno un gran potere saziante, e il detto “l’una tira l’altra” è profondamente vero in questo caso!


VALORE NUTRIZIONALE DI 100 G DI FRUTTA SECCA O ESSICCATA

Energia (Kcal)
Proteine (g)
Carboidrati (g)
Grassi (g)
Fibra (g)
Frutta secca  
Macadamia
718
7,9
13,8
75,7
8,6
Nocciole
628
15
16,5
60,7
9,7
Arachidi
571
26
11
47
7,3
Anacardi
598
15
33
46
3
Castagne
189
3,5
42,4
2
9
Mandorle dolci
542
16
4
52
14
Noci
582
10,5
5,5
58
5
Pistacchi
601
18
8
55
6
Frutta essiccata
 Albicocche
188
5
43
0,7
22
 Banana
270
3
63
1
6
 Cocco
604
6
6
62
14
 Datteri
253
3
63
0,6
9
 Fichi
242
3,5
58
3
10
 Uva
283
2
72
0,6
7
 Prugne
240
2,1
63
0,3
7



LA RICETTA DELLO CHEF
Dolce integrale con crusca e frutta secca (ricetta senza burro)


Ingredienti per 10 porzioni:

140 g di crusca
60 g di farina 0
50 g di mandorle
1 vasetto di yogurt magro
60 g di olio di girasole (in alternativa di mais)
200 g di zucchero grezzo di canna
3 uova
200 g di banane(peso netto)
un pizzico di sale
una bustina di lievito per dolci


Preparazione:


Tritate le mandorle nel robot o nel Bimby e mettete da parte.
In una ciotola sbattete le uova assieme allo zucchero con una frusta in modo che diventino spumose.
Aggiungete lo yogurt e l'olio e mescolate bene. Setacciate le farine e aggiungete all'impasto. 
Lavorate bene con un cucchiaio di legno e per ultimo aggiungete il lievito e il pizzico di sale e date una mescolata in modo che il composto sia liscio e senza grumi .
Versate l'impasto in una teglia non molto grande foderata con carta forno, tagliate a fettine le banane e disporle a piacere sopra l'impasto
Fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per 35 minuti.



A cura di Federico Oteri
Biologo - Nutrizioniosta

martedì 15 dicembre 2015

ADDOMINALI ALTI E ADDOMINALI BASSI: ESISTONO?

Rubrica: Parola ai Nostri Esperti


La domanda l'hanno fatta tutti almeno una volta: “Questi sono gli esercizi per gli addominali alti? Posso fare anche qualche esercizio per quelli bassi?”
Ebbene...non esistono addominali alti e addominali bassi, esiste un solo muscolo, ovvero il muscolo retto dell'addome, ed essendo un unico muscolo, durante la contrazione muscolare si attiva per tutta la sua lunghezza, dal punto di origine al punto d'inserzione.
La sensazione di bruciore che si percepisce nella parte superiore, nei crunch classici e quella nella parte bassa, nei crunch reverse, dipende solamente dall’angolazione di lavoro dell’esercizio e quindi se solleviamo il tratto lombare sentiremo più tensione partire dall’inserzione del muscolo, mentre se solleviamo le spalle sentiremo più tensione partire dall’origine del muscolo.
Entriamo ora più nello specifico per rendere più dettagliato l’argomento.
Il retto dell’addome è un muscolo piatto, che origina con tre fasci di inserzione, dalla superficie esterna della cartilagine, dalla quinta, sesta e settima costa, e dal processo xifoideo dello sterno, per poi andare ad inserirsi, con un breve tendine, sul margine superiore del pube, tra il tubercolo e la sinfisi pubica.
Il muscolo presenta anche inscrizioni tendinee, che suddividono il muscolo in 3-4 segmenti, che risultano più evidenti durante la contrazione.
Nel potenziamento della muscolatura addominale si presenta il problema che, attraverso molti di quelli che vengono considerati “esercizi per gli addominali”, in realtà sono sollecitati e rafforzati altri muscoli, specialmente i flessori dell’anca molto di più di quanto non avvenga per il retto dell’addome.
Così senza volerlo si provocano progressivi squilibri muscolari e un peggioramento della statica del bacino e della colonna vertebrale.
Dobbiamo quindi considerare esercizi che fanno lavorare il retto dell’addome in determinate zone angolari, circa 30° flessione busto pube e circa 30° flessione pube torace.

Per quanto riguarda la flessione busto-pube, l'esercizio che possiamo eseguire per poter ottimizzare il lavoro sul muscolo retto dell'addome, è il seguente:
-Flessione in avanti del tronco dal decubito supino con gli atri inferiori flessi e piedi poggiati a terra.
In questo modo rafforziamo il retto dell'addome senza che vengano esercitati i flessori dell’anca.
Inoltre, con la pressione dei talloni sul terreno si attiva il muscolo gluteo e si provoca un rilassamento per via riflessa dei flessori dell’anca, soprattutto dell’ileopsoas.

Per quanto concerne invece la flessione pube-busto, l'esercizio che possiamo eseguire per poter ottimizzare il lavoro sul muscolo retto dell'addome, è il seguente:
-Flessione del tronco, flettendo gli arti inferiori sul petto e sollevando il bacino.
In questo esercizio è fondamentale che il bacino sia sollevato da terra perché il retto dell’addome si allena in modo ottimale solo se si riesce ad avvicinare il più possibile la sinfisi pubica (punto di inserzione) all’arco costale (origine del muscolo retto dell’addome).

Attraverso questi due esercizi, tuttavia, non si allenano parti distinte dell’addome, ma lo si allena dandogli semplicemente stimoli differenti.
Un altro problema da affrontare quando si vuole allenare il muscolo retto dell’addome è che in questo caso si tratta di un muscolo principalmente a contrazione lenta. Infatti il muscolo retto dell'addome presenta circa il 69% di fibre lente (tipo I), e circa il 31% di fibre rapide (tipo II), pertanto, in particolar modo per l’allenamento dei principianti, il ritmo di esecuzione deve essere lento e controllato, stando attenti a non allenare muscoli “alternativi”.
Un'altra domanda a questo punto potrebbe essere: “Perché allora dell'addome si vede solo la parte sopra e su quella bassa c'è la pancia?”
Qui la questione è che tra lo strato superficiale del muscolo e la nostra pelle si trova uno strato di tessuto adiposo, ovvero di grasso, particolarmente visibile nella parte bassa dell'addome, utilizzato dal nostro organismo come zona di accumulo delle “riserve energetiche” e che può essere di spessore variabile da persona a persona.



A cura di Valerio Palermo
Laureato in Scienze Motorie e Sportive
 Personal Trainer 

lunedì 7 dicembre 2015

ZUCCHERO BIANCO VS ZUCCHERO DI CANNA: QUALE SCEGLIERE?

Rubrica: Sfatiamo i Falsi Miti




Lo zucchero bianco è più calorico e meno salutare dello zucchero di canna?
E' luogo comune, a ragione di una sempre maggiore sensibilizzazione riguardo ad una sana e corretta alimentazione, che lo zucchero di canna sia meno calorico e più sano di quello bianco.
Sfatiamo questo mito!
Iniziamo col dire che lo zucchero bianco e quello di canna hanno lo stesso quantitativo calorico, le stesse caratteristiche organolettiche e le stesse proprietà nutrizionali: lo zucchero bianco è composto per il 100% da saccarosio, mentre lo zucchero di canna è composto per il 98% da saccarosio e per il restante 2% da melassa, ossia la parte in cui sono contenute le vitamine e i sali minerali. Si tratta però di una percentuale minima che non apporta nessun tipo di beneficio.
L'unica diversità tra i due tipi di zucchero si trova nel modo di lavorazione.
Lo zucchero bianco viene ottenuto dalle canne delle barbabietole che vengono private delle foglie e delle cime e che vengono a loro volta sottoposte a spremitura, poi vengono riscaldate e poi vengono fatte evaporare, e questo procedimento porta alla formazione dei cristalli. In un secondo momento si passa alla purificazione con il diossido di zolfo per lo sbiancamento e spesso, una gran parte di questa sostanza, rimane nello zucchero.
Lo zucchero di canna  viene sottoposto allo stesso processo di lavorazione e di raffinazione dello zucchero bianco ad eccezione della purificazione e quindi dello sbiancamento anche se spesso, per conferire il colore bruno allo zucchero, vengono aggiunti dei coloranti.
Quindi tra i due tipi di zucchero non vi è alcuna differenza considerevole e valida per il benessere della nostra salute!

giovedì 26 novembre 2015

IL NUOTO, UN ALLEATO PER LA SCHIENA?

Rubrica: Parola ai Nostri Esperti




Sul binomio nuoto-schiena, anzi, nuoto-mal di schiena, se ne è discusso tanto e tante sono le teorie, peraltro non concordi tra loro.
Bisogna prima di tutto precisare che l’uomo non è stato affatto progettato per vivere e spostarsi in acqua, ergo, tutto ciò che viene effettuato in un ambiente che non presuppone la classica camminata per andare da un punto A ad un punto B, ma il procedimento in posizione orizzontale in un liquido, può provocare scompensi.
Appunto, “potrebbe ” ma non necessariamente.
La precisazione è importante in quanto è la chiave di tutto.
Il nuoto fa bene,come tutte le attività fisiche, se praticato a livello amatoriale e in ogni caso, dopo aver effettuato un adeguato corso.
Bisogna innanzi tutto imparare a nuotare e ciò significa imparare completamente le respirazioni e le pause tra esse, imparare il rilassamento in acqua e la tecnica di nuotata. Senza questi insegnamenti si avranno conseguenze negative come affaticamento e posture scorrette.
Andiamo per gradi.
Imparare a nuotare non significa solo apprendere il gesto tecnico degli arti superiori o degli arti inferiori, significa trovare il giusto compromesso tra la nostra forma anatomica in acqua e la minor resistenza che il nostro corpo dovrà avere per poter avanzare senza eccessivi affaticamenti. Una volta fatto questo ci si può dedicare al benessere fisico impostando esercizi e nuotate complete in modo da avere migliorie sia muscolari che respiratorie.
La nostra schiena troverà giovamento se nuoteremo il crawl ed il dorso in modo rilassato e simmetrico, anche con l’ausilio di attrezzature facilitati . Avere una posizione prona in acqua provoca certamente un sovraccarico lombare accentuato dal fatto che spesso si utilizza la tavoletta solo con la testa fuori dall’acqua. Tavoletta si, ma con parsimonia, nel senso che la si potrebbe adoperare per tempi non continui, per esempio una vasca ogni quattro vasche di stile completo. Effettuare le respirazioni ponendo la faccia completamente in acqua per alcuni secondi e prendendo aria alzando la testa solo per pochi istanti, il tempo di un’inspirazione. Nell’atto dell’espirazione, subacquea, rilassare la muscolatura del collo il più possibile. Questo comporterà un carico lombare e dorsale adeguato e non eccessivo.
Spesso si nuota il crawl, o lo stile rana guardando in avanti nelle fasi subacquee. Anche questo è dannoso per la nostra amata schiena. Se mentre si avanza si guarda in avanti, si obbliga la parte inferiore del corpo a non rimanere agevolmente in posizione orizzontale e, di conseguenza,apportando una modifica alla postura cercando di tenere in alto gambe e glutei, si tende ad inarcare la schiena, con evidenti e fastidiosi dolori lombari. E' importante tenere sotto controllo anche la rigidità muscolare: una nuotata rigida ci “appesantisce” e faremo più fatica nei movimenti e nella respirazione.
Un discorso a parte si deve fare nel caso si abbiano patologie particolari, quali ernie, protusioni, patologie della colonna vertebrale. In tal caso è bene evitare un carico eccessivo alla schiena.
In definitiva il nuoto fa bene alla schiena se praticato in modo corretto seguendo sempre i consigli di un istruttore di nuoto qualificato.



A cura di Marco Montalto
Istruttore di nuoto
Allievo istruttore Jeet Kune Do
Allievo istruttore Krav Maga

giovedì 19 novembre 2015

LE ARANCE: DALLA VITAMINA C ALLO SCORBUTO

Rubrica: Alimentazione e sport
Athlon Blog





Le numerose forme di malattie da insufficiente apporto alimentare, che possono essere classificate in base all’ apporto calorico globale o, in modo più pertinente, ai principi alimentari carenti (m. proteica, m. glicidica, m. lipidica ecc.), comprendono non solo le classiche malattie da carenza (pellagra, scorbuto, beriberi, rachitismo, kwashiorkor), ma anche forme clinicamente silenti, talora non facilmente rivelabili anche biochimicamente, che tuttavia possono indebolire le difese organiche, provocando malessere vago, astenia fisica e psichica.
In passato spesso queste malattie erano difficilmente diagnosticabili.
Il quadro clinico è conseguentemente multiforme, con manifestazioni assai diverse a seconda del tipo di carenza in causa, della durata e della gravità di essa, dell’età del soggetto ecc..
Dal punto di vista sociale le malattie da carenza hanno rappresentato e rappresentano un problema di enorme importanza: si calcola che quasi i 3/5 dell’umanità soffra di uno stato di malattie più o meno grave, dovuto all’ indigenza di intere popolazioni.

GLI AGRUMI E LE ARANCE

Abbondanza, ricchezza, fecondità: sono queste le immagini da sempre associate agli agrumi, i “pomi d’oro”, i doni generosi degli dei e della natura.
Frutto solare simbolo di luce dorata e di opulenza, è stato scelto nei secoli come emblema del Carnevale . Per tutta l’epoca moderna in Europa occidentale, almeno fino alla fine dell’Ottocento, le arance sono simboli di ricchezza e tempi fausti.
Come frutti di lusso, contrariamente a mele o prugne, ordinari e popolari, accompagnavano le occasioni di festa.
Servite nei matrimoni e nei banchetti, si assaporavano arance anche a teatro.
Nel secolo scorso i bambini sognavano tutto l’anno di ricevere in regalo a Natale o a Epifania, dalla Befana, un’arancia, dono prezioso e profumato. La maggior parte di loro non sapeva che sapore avesse e neppure se avrebbe avuto mai il coraggio di mangiare questo frutto aureo, quasi magico.
L'arancia resta un simbolo di speranza per il prigioniero, al quale ne vengono portate in carcere, è "salute", come dice la pubblicità, e contiene vitamina C e sali minerali in quantità sufficiente per tutta la giornata.

Ma qual è la loro origine? Quali strade hanno percorso per giungere sino a noi?

In Malesia l'arancia è strettamente collegata al primo peccato di gola: secondo alcuni l'arancia è il vero frutto responsabile del peccato originale, invece della mela.
Gli italiani chiamano agrumi (dal latino parlato acrumen, derivato da acrum, aspro) tutta una famiglia di frutti, i citri, che comprendono un gran numero di fratelli, sorelle, cugini e cugine dell'arancia: cedro, pompelmo, mandarino.
Furono introdotti in Europa dopo le conquiste indiane di Alessandro Magno.
Se l’ebraismo è responsabile della diffusione mediterranea dei cedri, l’Islam stabilì un’importante testa di ponte per la coltivazione degli agrumi nella Penisola Iberica.
Nel suo periplo, l'arancia era stata preceduta dal cedro, tanto è antico.
I cinesi lo conoscevano già nel IV millennio! Oltre ad essere coltivato a Nippur, capitale religiosa dei Sumeri, Simon Maccabeo, primo re della Giudea indipendente, lo scelse come simbolo per la sua moneta, coniata nel 142 a.c.
Oggi, sul pianeta si coltiva un miliardo di alberi di agrumi.
La produzione mondiale di frutti è prossima ai 100 milioni di tonnellate.
La durata della vita di un albero di agrumi è di un secolo circa.
Ogni primavera, un albero di agrumi, produce fino a 60.000 fiori, e solo l’1% svilupperà un frutto.
Un’arancia navel di circa 125 g contiene 75 mg di vitamina C.
 L’agrumicoltura in Florida è un’industria da nove miliardi di dollari.
Florida e Brasile producono il 90% del succo d’arancia.


LA RICETTA DELLO CHEF
Risotto alle arance

Ingredienti per 2 persone

100 g di riso Arborio
2 arance
1 scalogno
¼ di cipolla
Acqua 1l ca.
Parmigiano q.b.
Pepe q.b.
Sale q.b.
Olio q.b.

Preparazione

Il risotto all’arancia è un piatto davvero gustoso e dal sapore diverso dal solito. Solitamente però, tra burro e formaggio spalmabile, viene preparato in modo non adatto a chi segue un’alimentazione sana.
Ecco una versione light ma ugualmente deliziosa.

Per prima cosa bisogna grattare la scorza di mezza arancia e spremere il succo di 2 arance.
Una volta spremuto il succo, nel filtro dello spremiagrumi rimarrà della polpa, prendiamone un cucchiaio scarso e teniamolo da parte.
Tritiamo finemente lo scalogno e la cipolla e mettiamoli a soffriggere con un filo d’olio.
Nel frattempo mettiamo a bollire circa un litro di acqua.
Non appena la cipolla e lo scalogno si imbiondiscono aggiungiamo la polpa e la scorza di arancia.
Se gradite potete tenerne un po’ da parte per decorare il piatto ma considerate che la scorza ha un sapore molto forte quindi aggiungerla a crudo alla fine potrebbe non piacere a tutti.
Lasciamo soffriggere il tutto per un minuto e aggiungiamo il riso, facciamolo tostare rigirando di tanto in tanto. Quando il riso si è tostato aggiungiamo circa metà del succo di arancia, lasciamo evaporare a fiamma viva.
Una volta che il succo si è addensato abbassiamo la fiamma e aggiungiamo un po’ di acqua che nel frattempo avrà raggiunto il bollore.
Aggiustiamo di sale e pepe.
 Lasciamo cuocere per 15-20 minuti controllando sempre il risotto.
Quando comincia ad asciugarsi aggiungiamo un po’ di succo di arancia dopo uno o due minuti altra acqua bollente.
Quando ha raggiunto la cottura spolveriamo di parmigiano e facciamo mantecare pochi minuti.



A cura di Federico Oteri
Biologo - Nutrizionista

lunedì 9 novembre 2015

PER DIMAGRIRE BISOGNA ALLENARSI PER ORE INTERE

Rubrica: Sfatiamo i Falsi Miti


Per chi ha poco tempo a disposizione o per chi semplicemente vuole degli allenamenti che diano soddisfazione ma senza trascorrere ore in palestra, sono stati studiati dei protocolli di allenamento che prevedono obiettivi specifici (come il dimagrimento) che consentono di raggiungere i risultati sperati attraverso un allenamento concentrato, breve ma intenso.
Questi protocolli sono corti, veloci ed efficaci per dimagrire seguendo una programmazione corretta e strutturata.
Durante un allenamento ad alta intensità infatti l'attività metabolica e il dispendio calorico non ritornano immediatamente ai livelli di riposo, ma rimangono elevati per un tempo più o meno lungo in base all'intensità e alla durata dell'attività svolta.
Pertanto, al termine dello sforzo il corpo continua a richiedere ossigeno ad un tasso superiore rispetto ai valori basali e si crea quello che viene chiamato effetto EPOC.
L'effetto EPOC quindi, generato dall’accelerazione metabolica creata dall'allenamento ad alta intensità fa si che il corpo continui a bruciare ulteriori calorie su un periodo che può arrivare fino alle 24 ore successive all’ esercizio. Ovviamente per ottenere uno stimolo modificante bisogna procedere con una tabella di allenamento precisa e che duri almeno 8 settimane.
Questo ci permette di creare un'alternativa al classico lavoro aerobico lungo/lento, consentendoci di poter raggiungere obiettivi ottimi in fatto di dimagrimento.
Non e' necessario allenarsi tutti i giorni per quattro o cinque ore di seguito ma possiamo alternare allenamenti brevi, intensi e costanti ad allenamenti aerobici lunghi classici, ovviamente ricordandoci di seguire sempre una dieta sana ed equilibrata.


martedì 27 ottobre 2015

L'UVA: MIRACOLO DELLA NATURA

Rubrica: Alimentazione e sport
Athlon Blog



Si dice che la lista delle proprietà medicamentose ascritte all'uva sia tanto lunga quante sono le sue varietà.
In effetti, proprio per la peculiare composizione nutrizionale e chimica, l'uva viene sfruttata nel settore alimentare, fitoterapico e cosmetico.
Gli Egizi la coltivavano già 6000 anni fa: è la vite che insieme all’ulivo è la pianta che rappresenta al meglio la nostra tradizione mediterranea.
Se gran parte della sua popolarità è dovuta al vino che ne deriva non dobbiamo però sottovalutare le sue eccezionali proprietà nutrizionali.

Analisi nutrizionale

100 grammi d'uva fresca apportano all'incirca 61 Kcal: l'acqua ne costituisce una quantità abbondante (80,3% ca.); i carboidrati (soprattutto fruttosio e glucosio) sono stimati attorno al 15,6%; le fibre ammontano all'1,5%; le proteine allo 0,5% ed i grassi, pochissimi, costituiscono solamente lo 0,1%.
Come intuibile dalla cospicua quantità di zuccheri, il consumo d'uva è sconsigliato ai diabetici.
L'uva è ricca in sali minerali, in particolare potassio (192 mg/100g). Presenti, seppur in quantità meno importanti, anche manganese, rame, fosforo e ferro.
Tra le vitamine dell'uva non possono mancare la C (6 mg %), la B1, la B2, PP ed A.


Proprietà dell'uva

Per dare un'immediata idea circa l'importanza fitoterapica dell'uva, basta paragonare ogni suo acino ed ogni sua foglia ad una mini-farmacia!
L'uva, infatti, è dissetante e purificante e nel contempo nutriente, energetica e miniera di virtù terapeutiche. Come abbiamo visto, per il cospicuo apporto zuccherino, l'uva viene sconsigliata ai diabetici.
Inoltre il consumo d'uva non è adatto ai bambini, specialmente al di sotto del quarto anno d'età, a causa dell'elevato contenuto in cellulosa (buccia), responsabile di una possibile digestione difficoltosa.
In generale, l'uva trova impiego soprattutto nelle manifestazioni cliniche e funzionali del sistema venoso (emorroidi, fragilità capillare ed insufficienza venosa degli arti inferiori), nel trattamento della flebite, e come rimedio naturale alle emorragie (per le proprietà astringenti) e ai disturbi legati alla menopausa (specie in sinergia con altre droghe vasculotrope).
La linfa fresca, opportunamente diluita, funge da collirio ed è utilizzata anche per trattare porri e verruche.
Gli antocianosidi esercitano attività angioprotettrici: diminuiscono la permeabilità dei capillari e ne aumentano la resistenza.
Le procianidine esercitano un effetto antimutageno (correlato all'attività antiossidante), utile per prevenire l'invecchiamento cutaneo e le patologie a carattere cronico- degenerativo.
In analogo modo le procianidine esercitano una blanda inibizione enzimatica, favoriscono il corretto funzionamento del sistema periferico vascolare e, da ultimo, vantano buone potenzialità migliorative a livello oftalmico.
L'olio di vinaccioli è ricco in acidi grassi polinsaturi e di conseguenza, esercita un' azione lassativa (lubrificante) ed ipocolesterolemizzante.
Surrogato dell'olio di mandorle dolci, per uso esterno espleta proprietà per lo più emollienti; l'olio di vinaccioli, associato agli antocianosidi delle foglie concorre all'azione vasoprotettrice, donando elasticità alla pelle (capacità di stabilizzare elastina e collagene).
Le proantocianidine sono contenute soprattutto nei semi dell'uva purpurea: queste esercitano proprietà fortemente antiossidanti, perciò utili come coadiuvante delle terapie chemio nei malati di cancro (in particolare nell' attenuazione degli effetti collaterali).
Il resveratrolo è un composto stilbenico riscontrato in particolare nelle radici di vite. Questa sostanza è utile nella prevenzione dalle malattie cardiovascolari, poiché migliora la fluidità del sangue, diminuendo pertanto il rischio di eventuale aggregazione piastrinica.
Inoltre, il resveratrolo dell'uva esercita proprietà antinfiammatorie ed ipocolesterolemizzanti.
I polifenoli contribuiscono a mantenere elastica la pelle, contrastando la degradazione di collagene ed elastina e inoltre favoriscono l'inibizione dell'ossidazione delle LDL.
I sali minerali contenuti nell'uva sono utili per la formazione dell'emoglobina, per stimolare la secrezione della bile e per favorire la digestione; inoltre, i sali minerali fungono da diuretico (potassio) e rimineralizzante.
Le vitamine espletano proprietà antiossidanti e vitaminizzanti.


LA RICETTA DELLO CHEF
Torta della vendemmia

La torta della vendemmia è  una torta d'uva costituita da una morbida pasta con dentro molti acini di uva.
Questa torta è piuttosto leggera ed è quindi adatta per i bambini a colazione o per delle dolci merende ma anche per il pranzo fuori casa di grandi e piccini.


Ingredienti:

2 uova
135 gr di zucchero
60 gr di burro
6 cl. di olio d’oliva extra vergine dal gusto molto delicato
8 cl. di latte intero
200 gr di farina
300 gr. (peso netto) di uva con acini piccoli
la buccia grattugiata di un limone e di un arancio (da agricoltura biologica)
1 bustina di lievito in polvere per dolci
1 pizzico di sale
1 bustina di vanillina
burro e farina per la teglia
zucchero a velo q.b.


Preparazione:

Preriscaldate il forno a 175 gradi.
Imburrate e infarinate una teglia a cerniera apribile di 23 cm. di diametro e mettetela da parte.
Sbattete le uova e lo zucchero con uno sbattitore elettrico fino a che diventeranno un composto biancastro e soffice (circa 3 minuti).
Unitevi il burro morbido a pezzetti, il latte e l’olio d'oliva e sbattete fino a che tutto sarà ben amalgamato.
Passate la farina al setaccio assieme al lievito, al sale e alla vanillina.
Unitevi le bucce grattugiate degli agrumi e mescolate in modo che si infarinino.
Aggiungete il miscuglio farinoso al composto di uva un cucchiaio alla volta, mescolando con un cucchiaio di legno e poi sbattete ancora con il frullatore.
Lasciate riposare l’impasto per una decina di minuti per permettere alla farina di assorbire il liquido.
Unite ¾ degli acini d’uva all'impasto e poi versatelo nella teglia pronta.
Infornate e cuocete per 15 minuti, togliete dal forno e distribuite sopra l'uva rimasta.
Terminate di cuocere la torta per circa altri 40 minuti.
Togliete la torta dal forno, lasciatela riposare 10 minuti, poi passate un coltello lungo i bordi e aprite la cerniera della torta, ma non rimuovete il fondo.
Servite con spolverata di zucchero a velo, a temperatura ambiente.


A cura di Federico Oteri
Biologo - Nutrizionista


lunedì 19 ottobre 2015

MENS SANA IN CORPORE SANO: LO SPORT AI TEMPI DEI NOSTRI ANTENATI

Rubrica: Parola ai Nostri Esperti


Nei tempi antichi lo sport era parte integrante della cultura umana che coltivava l'armonia tra l'eccellenza della mente e quella del corpo.
“Mens sana in corpore sano”, diceva il poeta latino Giovenale ( I secolo d.C.) nei suoi scritti, ma l'importanza dello sport ha radici ancora più antiche.
Riferimenti allo sport, all'allenamento e alla pratica di attività fisiche giornaliere sono presenti già durante le antiche civiltà della Siria, dell'Egitto, della Macedonia e della Mesopotamia.
Le fonti letterarie e pittoriche scoperte nelle regioni della Mesopotamia dimostrano che lo sport era praticato già nel 3000 a.C, infatti i rilievi e i vasi trovati nelle tombe dei reali testimoniano che la società di quel periodo aveva una lunga tradizione sportiva, con eventi che si tenevano con regolarità, probabilmente con la partecipazione della nobiltà a anche dei re.
In Egitto, le guardie del Faraone, erano solite intrattenersi in incontri di pugilato, ben documentati da geroglifici tombali e sempre, testimoni le pitture e le incisioni pervenute negli anni, ci mostrano giovani atti alla corsa, all'atletica e alla lotta.
Nell'Antica Grecia lo sport assume un ruolo notevolmente rilevante nella società e nella cultura.
L'importanza delle manifestazioni sportive è testimoniata dal fatto che i greci costituirono il loro calendario prendendo come inizio l'anno della prima Olimpiade, 776 a.C, e organizzarono le olimpiadi per più di 1000 anni (la leggenda dice che fu Ercole a fondare i giochi sacri di Olimpia in segno di ringraziamento a Zeus, dopo aver superato la sua settima delle dodici fatiche previste).
Lo sport era, come la guerra, l'attività per eccellenza degli aristocratici e dei liberi cittadini i quali profondevano il massimo impegno negli agoni (gare), non per il premio attribuito ai vincitori ma per l'onore e la gloria che a loro spettavano.
Nonostante la storiografia e le pubblicazioni si concentrino quasi esclusivamente su Olimpia, in epoca classica le manifestazioni sportive che riunivano l’intera grecità erano quattro: i Giochi Olimpici, dedicati a Zeus con cadenza quadriennale, che si tenevano a Olimpia; i Giochi Pitici che si svolgevano ogni quattro anni a Delfi, dedicati ad Apollo; i Giochi Istmici, con cadenza biennale, dedicati a Poseidone e i Giochi di Nemea in onore di Zeus anch’essi biennali.
Per permettere ai pellegrini di accedere al sito e ai militari di prendere parte ai giochi olimpici, gli araldi proclamavano, per un periodo che si ritiene essere di tre o quattro mesi, l' Ekecheiria, la tregua sacra, ossia la sospensione delle guerre in corso.
Le principali competizioni che si svolgevano durante i giochi erano la corsa, il salto,i lanci, il pentathlon( che prevedeva una gara di corsa, il salto, il lancio del disco, il lancio del giavellotto e il pancrazio, ovvero la lotta)e poi vi erano anche il pugilato e le gare ippiche.
Per sottolineare ancora di più l'importanza dello sport bisogna ricordare che alla corsa potevano prendere parte anche le donne anche se solo durante l' Heraria, la festa in onore della dea Era.
Andando avanti nel tempo e precisamente nel Medioevo, l'istruzione cavalleresca favorì la prosperazione dell'idea olimpica in modo da poterla trasmettere anche ai posteri.
Infatti la cavalleria mantenne intatti i caratteri peculiari dell'olimpismo greco.
Ricordiamo che nell'educazione cavalleresca rientrano le sette perfezioni cavalleresche e quattro di queste si riferivano all'abilità nell'equitazione, nel nuoto, nel pugilato e nel tiro.
Il cavaliere inoltre mostrava il proprio valore e la propria forza non solo in battaglia ma anche nel torneo, considerato il grande sport del Medioevo.
I tornei nacquero per l'allenamento fisico e militare dei nobili nei periodi invernali. L'occupazione principale dei nobili nel medioevo erano le campagne militari, che si tenevano, tranne rari casi, nei mesi caldi. In quelli freddi gli eserciti venivano sciolti e per alcuni periodi il freddo impediva anche di occuparsi della caccia. Ciò causava un infiacchimento del fisico e dei riflessi e la soluzione venne trovata nell'organizzare battaglie simulate, ossia nei tornei. Tra le altre attività che venivano praticate in questo periodo ricordiamo la quintana, gioco di origine cavalleresca che costituì il maggior divertimento del vassallo nel giorno del proprio matrimonio, la lotta, il salto in lungo e in alto, il lancio della pietra, uno sport praticato ancora al giorno d'oggi nel sud della Spagna.
Oggi sappiamo che muoversi, praticare un'attività sportiva è importante per il nostro benessere fisico e mentale. La storia dimostra come questo principio fosse già ben chiaro anche quando ancora non erano conosciute le reali potenzialità fisiche e il funzionamento del nostro corpo.

lunedì 5 ottobre 2015

ELETTROSTIMOLATORE COME SOSTITUTO DELLA PALESTRA

Rubrica: Sfatiamo i Falsi Miti


 

Sfatiamo questo mito!

La mancanza di tempo e la pubblicità sempre più accanita ci porta a credere che per tenersi in forma basti rimanere comodamente seduti sul divano di casa senza doversi sottoporre al minimo sforzo fisico.
È infatti opinione comune che l'impiego di un elettrostimolatore possa sostituirsi ad un allenamento in palestra riducendo quindi il lavoro e ottenendo i risultati sperati nel minor tempo possibile.
Per poter comprendere il funzionamento dell' elettrostimolatore occorre sapere come funziona la contrazione muscolare.
Per potersi accorciare il muscolo necessita di una appropriata corrente che, generata a livello del SNC (sistema nervoso centrale), attraversa le vie nervose motorie per giungere sino al motoneurone muscolare che è l’ultimo recettore del segnale elettrico nervoso.
A livello del muscolo, quindi localmente, si trova la placca motrice che trasforma il segnale elettrico in segnale chimico, ed è l’unico punto correttamente elettrostimolabile dall’esterno.
Un elettrostimolatore avrà lo scopo di trasmettere proprio alle placche motrici un segnale di corrente modulato in maniera tale che possa essere riconosciuto dalla placca fornendo un' elettrostimolazione superficiale, contravvenendo alle principali regole di adattamento fisiologico della muscolatura.
Da ciò si evince quindi che per apportare uno stimolo allenante al sistema muscolare è necessario l'intervento del sistema nervoso che produrrà in maniera profonda delle modificazioni durature nel tempo a differenza di quelle superficiali e momentanee prodotte dall' elettrostimolatore.
Inoltre il suo impiego non consente di sollecitare in modo sinergico la muscolatura, ma coinvolge esclusivamente i singoli distretti muscolari dove viene applicato l'elettrodo,sottoponendolo quindi a sessioni di elettrostimolazione tutt'altro che rilassanti poiché i tempi della seduta sono molto elevati oltre che a porre
un'altro grande limite al concetto di reclutamento delle catene muscolari.
Possiamo concludere quindi dicendo che gli elettrostimolatori sono utili se considerati come un' integrazione all'allenamento ma non come dei sostituti.
Sono infine di possibile utilizzo su chi abbia subito infortuni, quindi nel processo di post riabilitazione per accelerare i tempi di recupero, ma devono comunque considerarsi un metodo integrativo.

giovedì 24 settembre 2015

TABATA FITNESS

Rubrica: Parola ai Nostri Esperti





COS' E' IL TABATA?

Il tabata è un metodo di allenamento che prevede otto cicli di lavoro, strutturati in venti secondi di lavoro attivo e dieci secondi di recupero per una durata totale di 4 minuti.
Le proposte di esercizio coniugano componenti di forza a componenti cardiovascolari con esercitazioni ad alta intensità.
Proprio per questo motivo i format tabata vengono utilizzati per la preparazione atletica degli sportivi, nelle sale fitness come lezioni combinate di Cardio Tone, nei nuovissimi WOD delle nuove tendenze del crossfit o del functional training.
I protocolli tabata fitness in genere includono esercizi total body che coinvolgono in modo generale tutti i grandi gruppi muscolari e tra gli esercizi i più comuni sono burpees, squat jump, sit up, split squat.
Così nasce il Tabata Fitness.

COME NASCE IL TABATA?

Nel 1996, il Dr. Izumi Tabata e il suo team presso il National Institute of Fitness and Sports di Tokyo, sperimentarono dei nuovi protocolli di allenamento e il loro effetto sui sistemi energetici degli atleti con l'obiettivo di trovare il modo di migliorare il condizionamento anaerobico e aerobico degli stessi.
Secondo quanto riportato in letteratura, il team paragonò due diversi protocolli: la normale attività aerobica a frequenza costante (70% VO2max per 60 minuti) su cicloergometro e un protocollo intermittente sempre al cicloergometro della durata di 4 minuti.
Il protocollo prevedeva venti secondi di prestazione ad intensità sovramassimali (circa 170% VO2max, quindi sostanzialmente alla massima velocità fisicamente raggiungibile), alternata ad un periodo di riposo di dicei secondi, in un ciclo consecutivo ripetuto più volte (fino ad 8 cicli) per una durata totale di 4 minuti.
Da qui il protocollo ad intervalli fu nominato Tabata training.
Il gruppo che svolgeva lo steady state ha ottenuto un aumento piuttosto significativo del VO2max (10% circa), senza però alcun effetto sull’ innalzamento della capacità anaerobica.
Il gruppo che sperimentò il Tabata ottenne un incremento del 14% VO2max e un incremento del 28% della capacità anaerobica.
Per questo motivo i ricercatori conclusero che il tradizionale steady state training migliora la potenza aerobica ma non ha effetto sul metabolismo anaerobico, mentre l’interval training ad alta intensità può incrementare in modo significativo sia il condizionamento aerobico che anaerobico, probabilmente tramite l'intenso stimolo di entrambi i sistemi energetici.
Secondo i ricercatori dello staff di Izumi Tabata l'incremento del 14% del VO2max in sole sei settimane fu uno dei più alti valori mai registrati nella scienza dell'esercizio fisico.

DA CHI PUO' ESSERE PRATICATO IL TABATA FITNESS?

Il Tabata Fitness può essere praticato da tutte le persone che non presentano patologie osteoarticolari o cardiovascolari di “giovane” età e mediamente attive.


IL TABATA FITNESS E' UN ALLENAMENTO CHE FUNZIONA?

Secondo parametri fisiologici biochimici e statistici il Tabata Fitness FUNZIONA ed è un ottimo allenamento di breve durata ad alta intensità basato sul miglioramento della fitness cardiorespiratoria e della composizione corporea.
Il dispendio energico post esercizio, rimane elevato per le 48 ore successive all’allenamento, in risposta al fenomeno EPOC (consumo di ossigeno post esercizio).
L’allenamento ad alta intensità risulta infatti un ottimo format brucia grassi, in grado di innalzare il metabolismo basale dei soggetti, provocando adattamenti cronici che permettono di consumare più calorie anche a riposo.





Laureata in Scienze Motorie a Sportive 
Specializzata in Attività motoria preventiva e adattata


giovedì 10 settembre 2015

L' ORZO


Rubrica: Alimentazione e sport
Athlon Blog




“Non insdegnò ne anco Christo Nostro Signore fare il Miracolo con cinque pani d'orzo, in pascer tanti migliara di persone in sul Monte”.
Di sicuro quando Cristo compì il miracolo della moltiplicazione dei pani, quei pani, erano d'orzo come il pane spezzato nell' Ultima Cena.
Nell'evoluzione della civiltà l'orzo ha goduto di uno status quanto mai duraturo e si stima che le sue prime coltivazioni risalgano al 7000 a.C.
Prima dello sviluppo delle tecniche di macinazione, gli uomini del Neolitico ne spargevano i chicchi sui propri cibi. Scavi archeologici avvenuti nella regione siriana di Tel Mureybat hanno rinvenuto dei chicchi non coltivati di questo cereale la cui data risale circa all' 8000 a.C e ritrovamenti simili sono stati fatti in località dell' Asia Minore, della Palestina e della Mesopotamia.
Nell'antica Grecia, i vincitori dei giochi nella città di Eleusis, venivano premiati con sacchi d'orzo.
L'orzo ha avuto inoltre un ruolo chiave anche nella graduale crescita dell'Impero Romano.
I gladiatori nelle arene di Roma usavano l'orzo come fonte nutrizionale di forza e di resistenza, infatti venivano chiamati “hordearii”, ossia “uomini dell'orzo”.
Essendo l'orzo quindi un cereale estremamente robusto e facile da coltivare, normalmente lo si poteva raccogliere dopo tre mesi, e poiché forniva una fantastica miscela di proteine e nutrienti, i capi militari romani decisero che sarebbe diventato l'alimento base della dieta dei loro eserciti.
Come tutti i cereali l'orzo apporta grandi quantità di carboidrati, che raggiungono l' 83% del peso totale.
È tra i cereali più ricchi di fibre, circa il 10% del peso totale e contiene un maggiore quantitativo proteico rispetto agli altri cereali, mentre i lipidi ne costituiscono meno del 2 %.
L'orzo è ricco di sali minerali quali il fosforo, il silicio, il ferro e il calcio e contiene una discreta quantità di vitamine del gruppo B ed E.
Grazie alla presenza delle fibre l'orzo è particolarmente indicato per chi soffre di stipsi e di intestino pigro.
La presenza del fosforo stimola le funzioni cognitive e quindi aiuta a migliorare la memoria.
La presenza del silicio aiuta a contrastare la caduta dei capelli e rinforza le unghie. Per le neo mamme è utile anche ricordare che l'orzo stimola la produzione del latte materno.
Le proprietà di questo cereale possono esser perse attraverso il processo di industrializzazione e attraverso la sua cottura, per questo è preferibile consumare la varietà integrale dell'orzo.



LA RICETTA DELLO CHEF
Zuppa d'orzo

150 Kcal /100 g


Ingredienti:

200 g di orzo perlato
2 porri
2 carote
3 zucchine
250 g di zucca già sbucciata e pulita
2 patate
3 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
erba cipollina tritata
sale e pepe


Preparazione:

Pulite le verdure, lavatele e tagliatele a tocchetti. Scaldate l'olio in una pentola e poi unite le verdure. Salate e pepate le verdure e soffriggetele per pochi minuti mescolando spesso per evitare che si brucino.
Successivamente versate un litro e mezzo di acqua tiepida in modo da coprire la pentola con le verdure soffritte al suo interno interamente e portate ad ebollizione a fuoco vivace.
Appena inizia a bollire unite l'orzo, abbassate la fiamma e coprite la pentola con un coperchio e proseguite la cottura per circa 50 minuti aggiungendo, se necessario, un po' di acqua tiepida.
Una volta cotta, versate la minestra in una zuppiera e insaporitela con erba cipollina tagliuzzata e una manciata di pepe.




A cura di Federico Oteri
Biologo Nutrizionista

lunedì 20 luglio 2015

VITAMINE E SALI MINERALI IN TAVOLA CON L'INSALATA DI RISO


Rubrica: Alimentazione e sport
Athlon Blog





E' il piatto unico che regna sulle tavole estive degli italiani, protagonista di pic nic e pasti sotto l'ombrellone: l'insalata di riso piace perché permette a chiunque di dare un pizzico di personalità alla ricetta, purché non si esageri con il desiderio di arricchirla con ingredienti troppo grassi.
Quella "classica" è un piatto equilibrato, è una buona fonte di carboidrati, di proteine, di grassi, di fibre, di micronutrienti e vitamine, ma è anche abbastanza calorico, una porzione fornisce 570-600 calorie.
Per un'insalata di riso salutare è meglio non esagerare con le quantità di formaggi, come l'emmental, la  feta o  le mozzarelline, e con le proteine animali.
Nella versione ancora più light si può sostituire il prosciutto cotto con il pollo o con il pesce (tonno, sgombro o gamberetti) facendo così anche il pieno anche di omega-3.
Nessun limite, invece, a verdure e legumi che rappresentano il punto forte del piatto, fornendo in una sola porzione un surplus di vitamine e sali minerali indispensabili per il buon funzionamento dell'organismo.
Il riso, infine, è ricco di amido, che aumenta il senso di sazietà dopo aver consumato il piatto, e di triptofano, un precursore della serotonina, il noto "ormone del benessere". 
Se non si soffre di celiachia o sensibilità al glutine, può essere sostituito nella preparazione anche con farro, orzo, kamut e cerali integrali. Oppure si può provare a preparare l'insalata con altre varietà di riso, come quello rosso, un ottimo alleato contro il colesterolo.


LA RICETTA DELLO CHEF

Insalata di riso light

L’insalata di riso è una ricetta invariabilmente associata alla bella stagione. 
Vi proponiamo una versione vegetariana e leggerissima di questo ottimo piatto con tante verdure saporite e colorate, e per dare un tocco di freschezza in più, può essere servita all’ interno di grossi pomodori.


Ingredienti:

250 gr riso
1 zucchina
2 peperoni
200 gr asparagi
50 gr pomodori secchi
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
succo di mezzo limone
6 pomodori grossi

Preparazione:

Svuotate i pomodori, salate la parte interna e metteteli a scolare a testa in giù su una gratella per 30 minuti. Tagliate la polpa a pezzettini (togliendo i semi) e mettetela da parte.
Tagliate la zucchina in fette sottili, circa 2-3 mm, e grigliatele da entrambi i lati.
Lasciatele raffreddare un poco, quindi tagliatele a striscioline o a pezzettini e mettetele da parte.
Arrostite i peperoni su una griglia fino a quando tutti i lati non saranno anneriti, quindi spellateli e metteteli da parte. 
Lasciateli raffreddare un poco, quindi tagliateli a striscioline o a pezzettini e metteteli da parte.
Bollite gli asparagi fino a che non saranno teneri, scolateli e metteteli da parte. 
Lasciateli raffreddare un poco, quindi tagliateli a pezzettini e metteteli da parte.
Bollite il riso in abbondante acqua salata, scolatelo e riponetelo in una ciotola capiente.
Unite poi le zucchine, i peperoni e gli asparagi. 
Unite anche la polpa di pomodoro a pezzetti. 
Condite con olio e succo di limone, aggiungete pepe nero e sale a piacere.
Riempite i pomodori con l’insalata di riso e lasciate rinfrescare in frigorifero prima di servire.



A cura di Federico Oteri
Biologo - Nutrizionista

lunedì 13 luglio 2015

FARE COLAZIONE SOLO CON IL CAFFE' AIUTA A PERDERE PESO

Rubrica: Sfatiamo i Falsi Miti




Una corretta alimentazione è la base della salute, ma non tutti noi sappiamo davvero come orientarci quando ci mettiamo a tavola, soprattutto quando si tratta di perdere peso.
Spesso accade che quando si tratta di dimagrire si pensa, anzi si è convinti di poter fare benissimo da soli e ci si affida ai luoghi comuni.
Ad esempio spesso si crede che fare colazione solo con il caffè aiuti a perdere peso.

Sfatiamo questo mito!

Al mattino il nostro corpo ha bisogno di forze e di energie per affrontare la giornata e il caffè, da solo ovviamente, non è in grado di garantircene a sufficienza.
Non fare colazione significa quindi andare incontro a carenze di zuccheri, e ne conseguono difficoltà di concentrazione e attacchi di fame improvvisa che ci indurranno a mangiare tutto quello che capita tra le mani, con il risultato però di essersi nutriti poco a colazione, ma di aver fatto, durante la mattinata, il pieno di calorie.
Il risultato è quindi che il peso non si perde, anzi si rischia di mettere su altri chili!
Ricordiamo che la colazione è il pasto più importante della giornata e che saltarlo o consumarlo in modo non salutare, non ci porterà nessun beneficio!

lunedì 6 luglio 2015

LA CERVICALE

Rubrica: Parola ai Nostri Esperti




La cervicale è la parte superiore del rachide ed è composta da sette vertebre, le cosiddette vertebre cervicali.
Quando si accusa dolore in quel tratto, si parla di cervicalgia, che nel gergo comune  prende il nome di "dolore cervicale".
Dunque per dolore cervicale si intende quel dolore che parte dal collo e che può estendersi fino alle spalle e alle braccia.
Il dolore può svilupparsi per vari motivi, tra cui la sedentarietà, posture non corrette, colpi di freddo, artrosi cervicale, contratture muscolari, ernie cervicali e per altri motivi ancora che possono essere legati a stress e all'utilizzo di cuscini inadeguati.
Chi conduce una vita sedentaria, soprattutto coloro che svolgono un lavoro d'ufficio, sono più soggetti al rischio di assumere per lungo tempo una postura scorretta e ciò può influire sulle vertebre cervicali e quindi causare dolore.
Il problema della postura scorretta riguarda anche gli studenti che trascorrono lunghe ore con la testa china sui libri e i giovani in generale che utilizzano per molte ore di seguito pc o telefoni cellulari.
A lungo andare, avere spesso la testa china potrebbe causare problemi alla schiena e al tratto cervicale in particolare. Gli esperti raccomandano di tenere la schiena in posizione neutra e non tesa, con le orecchie allineate alle spalle e le scapole retratte.
Le contratture muscolari sono una causa molto comune per quanto riguarda i dolori cervicali, in particolare, nella fascia di età giovanile, le cervicalgie sono quasi sempre dovute a semplici contratture muscolari.
I dolori cervicali possono essere causati  anche da fattori traumatici, come colpi di frusta oppure per il trasporto di pesi con conseguenti ricadute sul collo e sulla schiena.
Tra le cause dei dolori cervicali abbiamo anche, come già detto,  l'ernia cervicale e l'artrosi cervicale.
L'ernia cervicale è un disturbo provocato dallo schiacciamento dei dischi delle vertebre cervicali che può essere causato a sua volta da un trauma meccanico da incidente, per uno sforzo eccessivo, per la postura scorretta o per il colpo di frusta.
L'artrosi cervicale è una patologia degenerativa delle vertebre cervicali che può iniziare a verificarsi naturalmente intorno ai cinquant'anni, ma che può comparire anche prima per vari motivi. 
In questo caso le vertebre cervicali si deformano, comprimono i nervi e causano il dolore.
Tra i sintomi provocati dal dolore cervicale i più comuni sono il mal di testa, il dolore alla fronte, il dolore alle palpebre, ma c'è anche chi, in casi più gravi, può avvertire senso di nausea, vertigini, dolore alle orecchie e mancanza di equilibrio.
Il consiglio che diamo è intanto quello di cambiare le cattive abitudini, quindi se si è costretti a rimanere per molto tempo seduti o in piedi, bisogna cercare di mantenere la posizione più adatta per non affaticare la zona cervicale, svolgere poi esercizi fisici molto semplici per attenuare il dolore ed evitare di stressarsi.
E' comunque molto importante che venga effettuata una corretta diagnosi medica per la scelta del tipo di terapia da intraprendere per affrontare il problema.

lunedì 22 giugno 2015

LA FRUTTA ESTIVA: BENESSERE PER ADULTI E BAMBINI

Rubrica: Alimentazione e sport
Athlon Blog




Proprietà nutrizionali della frutta
La frutta è costituita da un'alta percentuale di acqua, contiene una discreta quantità di carboidrati sotto forma di zuccheri semplici (soprattutto glucosio e fruttosio), sali minerali e soprattutto vitamine essenziali per l'organismo. Trascurabile è invece l'apporto di proteine e di grassi, poco presenti in questo tipo di alimenti. Naturalmente, questa considerazione vale solamente per la frutta consumata da sola, e l'apporto di questo tipo di sostanze può crescere notevolmente se si consumano prodotti derivati o dolci che impiegano la frutta come ingrediente.
Le fibre si trovano soprattutto nella buccia ma in alcuni casi anche nella polpa di diversi frutti.
La pectina, una delle fibre più diffuse, facilita la digestione e può prevenire alcuni problemi intestinali, specialmente nei bambini. La quantità dei nutrienti contenuti nella frutta sono influenzate dallo stato di conservazione della frutta stessa, per questo conviene sempre consumare frutta fresca di stagione che presenta caratteristiche migliori da questo punto di vista.
Affinché tutte queste proprietà benefiche siano godute appieno è però necessario che arrivino fresche fino al consumatore, in modo da conservare le loro qualità nutrizionali.
Infatti, dopo che vengono raccolte, il contenuto di vitamina C inizia a diminuire velocemente, pertanto, i prodotti consumati fuori stagione sono più “poveri”, dal momento che vengono trasportati per lunghe distanze (spesso provengono da una regione del mondo piuttosto remota) e comunque solitamente giacciono per molto tempo in magazzini bui e dalle condizioni di temperatura e umidità decisamente sfavorevoli.


Quando mangiare la frutta
Consumare frutta al termine di un pasto è un'abitudine comune, ma è assolutamente sbagliato, specialmente se il pasto stesso è stato particolarmente abbondante. Infatti, in questo modo la frutta viene digerita molto lentamente, dovendo seguire il percorso digestivo degli altri alimenti, e tende a fermentare dando luogo a fastidiosi gonfiori addominali e vari altri disturbi.
Inoltre, la fermentazione dei frutti può innescare una sorta di “reazione a catena” che coinvolge nel processo anche altri alimenti, in particolare quelli ricchi di amido (pane, pasta, riso e legumi, ad esempio) che amplificano il problema. E' quindi opportuno consumare frutta lontano dai pasti principali, preferibilmente a colazione o a merenda.


Importanza della frutta nello sviluppo del bambino
Oltre a vitamine, sali minerali e fibre, la frutta contiene un'elevata percentuale di acqua, che provvede all'equilibrio idrico dell'organismo del bambino. L'acqua, infatti, è importante perché favorisce il trasporto, attraverso tutto l'organismo, dei nutrienti e delle sostanze da espellere, oltre a favorire la regolazione della temperatura corporea.
Tanti buoni motivi, dunque, perché la frutta non manchi mai nella dieta del bambino, in particolare in estate, proprio per la sua proprietà di idratare l'organismo e consentire quindi la reintegrazione dei liquidi che si perdono con la sudorazione causata dal caldo.
Inoltre le vitamine della frutta sono indispensabili per molte funzioni dell'organismo, come l'accrescimento e il funzionamento delle cellule e l'assimilazione di grassi e zuccheri.
La vitamina C, ad esempio, che si trova negli agrumi, nei pompelmi, nelle fragole, nei kiwi, rinforza le difese naturali dell'organismo ed è molto utile per la cicatrizzazione delle ferite e l'assorbimento del ferro.
La frutta è anche un'ottima riserva di potassio, necessario perché regola l'equilibrio idrosalino in quanto contiene sali e liquidi e favorisce il funzionamento di muscoli e nervi.
I sali minerali sono importanti per il benessere del bambino, nonostante il loro fabbisogno giornaliero molto basso, ma vanno integrati sempre con la dieta, perché vengono eliminati con le urine, le feci e il sudore e l'organismo non riesce a produrli da sé.
Ricchi di sali minerali sono, ad esempio, banane, kiwi, albicocche.


PER I BAMBINI MEGLIO LA FRUTTA FRESCA O IN VASETTO? 
Se il pediatra lo consiglia, si può iniziare a somministrare la frutta fresca al bambino abbastanza presto, a condizione che sia di stagione, abbia il giusto grado di maturazione, sia lavata accuratamente e privata delle parti ammaccate e sbucciata con cura per eliminare eventuali tracce di sostanze dannose.
La frutta in vasetto omogeneizzata è ideale nello svezzamento del bambino.
L'omogeneizzato è igienico e pratico, ma soprattutto è sicuro, perché le aziende produttrici usano solo materie prime rigorosamente controllate dalla coltivazione alla lavorazione.




LA RICETTA DELLO CHEF

Frullati di frutta e di verdura


-Frullato con pomodori, pepe e origano: un’idea gustosa e fresca per l’estate alle porte è quella di frullare del pomodoro, pepe e origano!
 Un mix delizioso da gustare anche come aperitivo.

-Frullato allo yogurt: potete gustare la versione light del frullato di frutta con yogurt, germogli e zenzero fresco che aiuta anche la regolarità intestinale.

-Frullato di sedano: ottimo anche il frullato con sedano, latte di riso e coriandolo per dire addio alla ritenzione e alla cellulite.

- Frullato alla banana: ricco di vitamine e potassio, il frullato alla banana va preparato con della banana a tocchetti, un bicchiere di succo d’arancia, la polpa di un avocado e dello zenzero in polvere! Ottima fonte di vitamine per una merenda gustosa.

-Frullato alle more e lamponi: buonissimo anche il frullato alle more e lamponi, che si prepara con more e lamponi, magari raccolti in giardino, e solo un po’ di zucchero di canna, delizioso e salutare.

- Frullato all'avocado: dal gusto particolare anche il frullato con avocado e basilico, da unire ad un bicchiere di latte di riso, un cucchiaio di succo di limone ed un cucchiaino di zucchero di canna.

- Frullato di fragole: classico e delizioso il frullato alle fragole da aggiungere semplicemente a dei cubetti di ghiaccio da tritare nel frullatore.


In realtà non esistono combinazioni specifiche ma semplicemente con quello che avete in casa potrete divertirvi a realizzare il frullato che più vi piace.
Per l’estate mescolate senza problemi anche la frutta e la verdura, come ad esempio il sedano con il melone, per creare nuovi gusti.
Il nostro consiglio è quello di scegliere sempre prodotti di stagione!



A cura di Federico Oteri
Biologo - Nutrizionista

lunedì 8 giugno 2015

PERDERE PESO EQUIVALE A DIMAGRIRE

Rubrica: Sfatiamo i Falsi Miti





Sfatiamo questo mito!

Iniziamo col dire che dimagrire vuol dire consumare grassi.
Questo ci fa capire che perdere peso non equivale a dimagrire e che quindi una perdita di peso non implica una diminuzione del grasso corporeo.
Dimagrire velocemente seguendo diete non equilibrate provoca perdita di acqua e di massa muscolare ma non della massa grassa.
Se perdiamo il muscolo, il nostro organismo, progettato per risparmiare energia e per tenerci in vita, lo sostituirà con il grasso.
L'obiettivo di una dieta dimagrante deve essere quello di far perdere il grasso corporeo e non il peso in generale e quando ci si mette a dieta bisogna preservare la massa muscolare.
Perchè bisogna preservare la massa muscolare?
Perchè avere muscoli tonici e forti significa avere un metabolismo basale più alto che ci permetterà quindi di consumare i grassi!
Quindi se state seguendo una corretta alimentazione e state svolgendo regolare attività fisica buttate via la bilancia, non guardatela perchè la bilancia non ci dice quanto grasso abbiamo perso e poi si sa, il muscolo pesa più del grasso!

lunedì 1 giugno 2015

I BENEFICI DELL' HYDROBIKE

Rubrica: Parola ai Nostri Esperti






Il caldo è ormai arrivato e fare sport può diventare faticoso!
Esiste uno sport ideale per combattere il caldo e per tenersi in forma soprattutto in vista dell'arrivo dell'estate, l 'Hydrobike.
L' Hydrobike, nota anche come spinning in acqua, è un tipo di corso in acqua che permette di raggiungere a tempo di musica, risultati sorprendenti in termini di tonificazione e rassodamento muscolare, in particolar modo per gli arti inferiori.
E' uno sport in cui si fa un lavoro molto intenso ma la fatica si sente meno in quanto bisogna forzare di più per contrastare la resistenza dell'acqua ma al tempo stesso si fanno lavorare i muscoli senza avere la sensazione di sottoporli a un grosso sforzo.
I benefici dell' Hydrobike sono molteplici: scolpisce l' addome, le braccia e muscoli dorsali; non occorre saper nuotare in quanto l'acqua raggiunge l'altezza della vita; diverte a tempo di musica, libera la mente e combatte lo stress.
L' Hydrobike è adatto a chiunque e può essere praticato a qualsiasi età.
La pratica dell' Hydrobike è l' ideale per chi presenta problemi di sovrappeso e di ritenzione idrica.
Essendo un' attività fisica di tipo aerobico, permette un buon consumo di calorie.
Inoltre, un buon allenamento agisce positivamente sul sistema cardio-vascolare rinforzando il cuore, la resistenza alla fatica e migliorando la circolazione.
In caso di forte sovrappeso è l'attività ideale perché l'acqua sostiene il corpo e non c'è il rischio di infiammazione delle articolazioni.
L'unica controindicazione riguarda l'eventuale presenza di infiammazioni al ginocchio e in questo caso è preferibile non praticare l' Hydrobike!

lunedì 18 maggio 2015

L'IMPORTANZA DI BERE NELLO SPORT

Rubrica: Parola ai Nostri Esperti




Il nostro corpo è composto principalmente da acqua, circa il 70 %, proprio per questo l'acqua è indispensabile per la vita. Senza introdurre acqua nel nostro organismo, il nostro corpo riuscirebbe a sopravvivere solo per qualche giorno.
Quando si è giovani il corpo è più ricco di acqua ( circa il 70%) rispetto a quando si è anziani (circa il 50 %) e questo lo si può notare soprattutto dalla pelle che si presenta più secca e meno elastica negli anziani.
L'acqua è importante perché ci aiuta a digerire e ad assorbire il cibo, regola la temperatura corporea, elimina le tossine, protegge i tessuti e gli organi e trasporta le sostanze nutritive e l'ossigeno alle nostre cellule.
L'idratazione è fondamentale per chi fa sport , perché quando ci si allena si perde moltissima acqua sotto forma di sudore poiché in questo modo il corpo evita il surriscaldamento e regola la temperatura corporea.
La sudorazione durante l’esercizio è l’evento più eclatante che occorre bilanciare con un continuo apporto di liquidi: occorre quindi bere continuamente piccole quantità di acqua naturale ad intervalli regolari, anticipando la comparsa dello stimolo della sete.
Va inoltre detto che la somministrazione dei liquidi deve iniziare prima dell'esercizio, circa un paio di ore prima, per garantire uno stato di idratazione ottimale al momento dello sforzo.
Per stabilire il quantitativo di acqua che si deve bere durante lo sport bisogna tener conto di vari fattori quali: la temperatura, l'umidità e la ventilazione del luogo in cui si svolge l'attività, il tipo di lavoro che si va a svolgere che può essere più o meno pesante ed infine gli indumenti che si indossano (in tal senso si consiglia di usare sempre indumenti che permettano al corpo di traspirare).